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Lettera a Franco, da Alejandro Amenábar la storia del famoso scrittore Miguel de Unamuno che si oppose all’ascesa della dittatura spagnola nel 1936

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Lettera a Franco

Siamo durante lo scoppio della insurrezione dei militari avvenuta il 18 luglio 1936, in Spagna, dove alcuni generali, con il seguito di parte delle forze armate, si solleverà contro il governo in carica dando avvio alla sanguinosa guerra civile che si concluderà con la sconfitta della causa repubblicana solo nel 1939.

Il film di Alejandro Amenábar, LETTERA A FRANCO, prende in esame un episodio, tutt’ora dibattuto: la presa di posizione rispetto agli eventi in corso di uno dei più famosi intellettuali spagnoli, Miguel de Unamuno.
Miguel de Unamuno, poeta, filosofo, scrittore, drammaturgo e politico spagnolo, nasce nel 1894 a Bilbao e muore di infarto a Salamanca il 31 dicembre 1936. Nel 1900 diventa rettore a Salamanca poi viene esiliato durante la dittatura di Primo de Rivera, rientrando in patria trionfalmente solo nel 1930. Partecipa alla vita politica della Seconda Repubblica spagnola, ma poi torna a fare il rettore della sua amata università di Salamanca. All’inizio della sollevazione dei nazionalisti Unamuno dà il suo sostegno. Poi nel corso delle settimane successive, alla luce dei fatti delittuosi, degli eccidi, si rende conto di voler togliere il suo appoggio ai rivoltosi. Lo farà con un discorso clamoroso durante la Festa della Razza, il 12 ottobre 1936: nelle sale della sua università le sue parole saranno durissime. Lo scontro con i generali del futuro regime franchista è fortissimo.


Come ci racconta lo stesso regista: “Tutto iniziò con Unamuno e il suo famoso discorso, che rappresenta la sua presa di posizione sul conflitto armato. In sostanza, Unamuno affermò che una delle parti non gli andava a genio, ma l’altra anche meno, e la cosa sorprendente è che lo fece nel contesto più pericoloso possibile: durante la Festa della Razza, pur sapendo che altri intellettuali come García Lorca erano già stati assassinati senza nemmeno aver preso posizione apertamente. Rischiò letteralmente la vita, dimostrando un coraggio che a molti di noi sarebbe mancato.
Il regista, cileno, cerca di dare uno sguardo attento dentro i tormenti di questo conflitto, che ha dilaniato persone e coscienze, cercando di rappresentare, nei limiti del possibile, ‘le due Spagne’. I repubblicani e i nazionalisti che sui due rispettivi fronti si combatterono in modo durissimo, in una guerra che vide l’entrata in campo dei regimi fascista e nazista in appoggio ai nazionalisti ed in appoggio ai repubblicani la Francia inizialmente ma poi soprattutto dell’Unione Sovietica.


Il film ricorda il momento in cui Miguel de Unamuno e Francisco Franco si incontrarono nella città di Salamanca, nel 1936. Miguel de Unamuno era diventato uno dei pensatori spagnoli più influenti di sempre, ed era anche famoso per il suo particolare carattere.
La sintesi migliore ancora nelle parole di Alejandro Amenábar: “Unamuno ha sofferto l’esilio come conseguenza delle sue parole e, in un certo senso, il discorso provocatorio che fa alla fine della sua vita è coerente con tutto il resto. È stato un atto suicida che oggi sembra volersi rivolgere a chiunque abbia una visibilità pubblica, come me”.
Le riprese di LETTERA A FRANCO si sono svolte nel corso di sette settimane nell’estate del 2018 in varie località di Salamanca, Toledo, Madrid e Biscaglia. Località scelte dal regista per condurre le riprese proprio negli stessi luoghi degli accadimenti storici.

Recensione a cura di Marco Leofrigio

 

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