Cinema

Hunger Ward, la fame usata come arma di guerra

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Hunger Ward

Hunger Ward è il documentario candidato nella categoria degli Oscar per short documentary e diretto da Skye Fitzgerald. Abbiamo avuto l’onore di visionare il documentario in uno speciale dedicato con l’appoggio del World Fund Program e del suo Direttore esecutivo David Beasley , che al termine della proiezione online  è intervenuto assieme al regista per promuovere l’opera e  lanciare l’allarme  per aiutare la popolazione dello Yemen.

La pellicola è un’asciutto documentario girato all’interno del  Sadaqa Hospital ad Aden,  con l’indispensabile aiuto della dottoressa  Aida Alsadeeq e dell’infermiera  Mekkia Mahdi, che lottano ogni giorno per salvare bambini e bambine vittime della fame a causa del conflitto nello Yemen e che sono loro malgrado le attrici principali.

Skye Fitzgerald non è certo alle prime armi, già suoi erano altri due documentari 50 feet from Syria   e Lifeboat t, che trattavano sempre di guerra e le sue conseguenze in Syria , mentre Lifeboat affrontava il dramma dei profughi nel mediterraneo.

Con sincera abilità e senza banali semplificazioni il regista ci come mostra come la Fame sia diventata un arma di guerra nel paese. Nel breve e intenso documentario veniamo ad incontrare la dolcissima Abeer, una delle protagoniste che sembra  una delle principesse delle fiabe de le mille e una notte, con i suoi profondi occhi marrone e il suo sorriso, ma quando vediamo come è stata ridotta dalla malnutrizione la giovane bimba nessuno può restare indifferente.

Il regista nell’incontro seguito al termine della proiezione ha sottolineato come: “Questa mancanza di cibo, o mancanza di accesso al cibo, è causata dall’uomo. Spesso pensiamo alla carestia e pensiamo alla siccità, pensiamo al fallimento dei raccolti, pensiamo alle locuste. Questo non è il caso dello Yemen … La fame è usata come arma di guerra ed  un pensiero orribile per me “.

Le condizioni di Abeer 6 annni, e di un’altra bambina Omeima di 1o anni che appaiono nella pellicola sono spaventose, sono a dir poco sottopeso e il regista ci conduce all’interno del reparto dove dottori  e infermieri fanno l’impossibile per salvare le giovani vite. Skye Fitzgerald ha raccontato dell’immense difficoltà per riuscire a girare il documentario, cercando di convincere l’ambasciata dello Yemen per ottenere i visti. “E una volta arrivato  sul luogo dopo neanche due ore che giravano ho visto morire il primo bambino davanti alla nostre telecamere. Era un bambina che si chiamava Asila con la pelle ulcerata dall’edema causato dalla fame.”

Il coinvolgimento che cerca di  ottenere dallo spettatore,  nel breve documentario, non sarà mai pari al quello del regista, ma senza dubbio quest’opera si unisce ad lunghissimo elenco di documentaristi che cercano in qualche modo di svegliare le coscienze del mondo, e la candidatura agli Oscar aiuta a fare luce su questa realtà. Realtà che ha voluto sottolineare anche David Beasley, il direttore esecutivo del World Fund Programme, che ha chiesto di vedere e parlare di questa pellicola per accendere una speranza sugli aiuti che si stanno inviando, ma soprattutto per arrivare ad un cessate il fuoco tra le parti. E non entriamo nello specifico per spiegare la geopolitica della regione dove ci sono pesanti coinvolgimenti dell’Arabia Saudita con la vendita di armi  e dove perfino l’Italia era stata coinvolta, e solo recentemente ne è stata bloccata vendita.

La guerra nello Yemen e la difficile situazione ha ricevuto relativamente poca attenzione in tutto il mondo finora,  e gli sforzi in parte riusciti di Skye Fitzgerald sono sempre quelli di cercare di fermare il conflitto impedendo la vendita delle armi da parte di tutti i governi.

Sinceramente chiediamo a tutti quelli che leggeranno queste righe di collaborare con le campagne del WFP e di far sentire la propria voce sui social anche solo aderendo con #YemenCantWait.

Nel 2020 più di 100.000 persone all’interno dello Yemen sono state costrette a lasciare le loro case, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, un gruppo affiliato alle Nazioni Unite. La guerra e la fame furono le cause principali. Gli operatori sanitari che Fitzgerald ha intervistato per Hunger Ward fanno del loro meglio per salvare i bambini, ma un senso di disperazione pervade. “Le fondamenta della nostra società sono sparite“, si lamenta Mekkia, l’infermiera della clinica nel nord. “Siamo tornati indietro di cento anni.”. “Giorno dopo giorno la carestia aumenta“, osserva Aida, la dottoressa  che ha curato Omeimi,”Basta, basta con questa guerra.

Per Fitzgerald, l’obiettivo di Hunger Ward , come nei suoi primi film, è semplice.

Sento che quello che cerco di fare è portare alla luce alcune di queste storie”, dice, “in modo che più persone del mondo si preoccupino“.

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