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Giuliano Gabriele ci racconta il suo nuovo singolo “E’ meridionale”

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Dal 18 Febbraio 2022 sarà disponibile in rotazione radiofonica “E’ Meridionale”, il nuovo singolo di Giuliano Gabriele & Officine Meridionali.Il brano, composto in perfetto stile popolare da Giuliano Gabriele per lanciare il suo nuovo progetto collettivo Officine Meridionali Orchestra, da voce alle voci dialettali tipiche, facendole dialogare sul ritmo frenetico del tamburello, mitigato da dolci melodie di plettri e aerofoni che cercano spazio nella musica contemporanea per riemergere e stupire. Percorrendo l’intero brano si giunge, nella parte finale in lingua, dove Giuliano volutamente sottolinea il suo passaggio alla canzone d’autore, dato che a breve pubblicherà il suo primo album da cantautore. 

Spiega Giuliano Gabriele a proposito del brano: La mia personale dichiarazione d’amore verso i luoghi comuni, le particolarità, i suoni e le fragilità del meridione”

Ecco cosa ci ha raccontato a riguardo!

  1. In cosa consiste il progetto delle Officine Meridionali? 
Si tratta di un progetto collettivo a geometria variabile o meglio una sorta di grande famiglia(stiamo selezionando una quarantina di profili musicali specifici, tra cantanti e strumentisti), che ha come mission principale quella di far dialogare alcuni dei più talentuosi giovani artisti che rappresentano il patrimonio immateriale conservato nel linguaggio della musica popolare contemporanea, per confluire, progettare, sperimentare e rappresentare la musica meridionale nel mondo. Come fine principale c’è quello di portare il lavoro svolto in una dimensione live, ispirandosi a grandi artisti e storiche formazioni della musica popolare italiana, come La Nuova Compagnia di Canto Popolare, il Canzoniere del Lazio, Musicanova, Antonio Infantino e i Tarantolati e tantissimi altri.
Ne approfitto anche per nominare i miei compagni d’avventura in questo brano: Lavinia Mancusi, Annalisa Madonna, Antonio Smiriglia, Luca Attura (voci),  Andrea Pisu (Launeddas), Lucia Cremonesi(Viola), Eduardo Vessella(Tamburello), Carmine Scialla(Bouzouki-Chitarra Battente), Riccardo Bianchi(Drum Set), Gianfranco De Lis(Basso acustico), Giuliano Campoli(Zampogne), Giovanni Aquino(Chitarre)

2. Perchè è per te ancora così importante identificarti con il sud d’Italia? 

Musicalmente parlando, in particolare all’estero, le persone adorano conoscere ed ascoltare le peculiarità di una musica. Tuttavia anche nel territorio nazionale c’è tantissima gente che resta davvero senza parole davanti alla bellezza di uno strumento o una voce tipica, di cui spesso non conosce l’esistenza. Identificarsi in questo caso significa letteralmente dire: questa musica è viva… e vi dico di più, si sta confrontando inconsciamente con le altre musica del mondo per preparare la musica del futuro, il grande mélange delle culture.
Del resto per uno come me che poco tollera l’uniformità musicale è davvero difficile prendere strade battute. La mia strada inizia e prosegue nelle terre meridionali ed è giusto omaggiarle chiaramente.

3. Come nasce un tuo brano? Hai sviluppato un metodo fino ad ora? 

Non ci sono metodi, nascono sempre in modo diverso, talvolta inizio dalla composizione musicale, altre volte dalla stesura del testo, dipende dall’ispirazione del momento. Non appena mi rendo conto di aver focalizzato l’idea giusta, parte immediatamente il processo di creazione. Di solito condivido subito le mie idee con i musicisti e cerco di ultimare il pezzo ascoltando anche i loro consigli, so riconoscere quelli giusti, e comunque non sono un musicista ostile e convinto di avere sempre ragione, ma molto predisposto alla collaborazione.
 
4. In che modo questo brano “è la tua personale dichiarazione d’amore per i luoghi comuni”? 
Sia nella musica che nel testo cerco di raccontare il sud Italia negli aspetti conosciuti e in quelli più intimi. Vi faccio un paio di esempi partendo proprio dal testo:

Ccà se sceta ‘a ciorta, facimmo ‘e ccorna â morte/Qui si sveglia la sorte, facciamo le corna alla morte: chiaramente mi riferisco ai classici riti scaramantici….

Nu lamentu a cumannu ancora lu sentu/ Un lamento a comando, ancora lo sento: qui parlo delle donne che venivano pagate per piangere i morti. E cosi via tra stereotipi e curiosità, fino alla mia dichiarazione d’amore diretta “e più ti guardo e mi innamoro della tua faccia Meridionale”

5. Cosa racconta di te questo brano? E che connessione c’è con il video? 

In questo brano è descritto velatamente tutto il mio percorso artistico fino ad oggi; la mia personale ricerca ed interpretazione della musica popolare meridionale; l’amore per questo linguaggio musicale, l’amore per le voci tipiche, l’amore per gli strumenti tradizionali, in particolare le Launeddas e le zampogne insieme a corde ed archi, l’amore verso la melodia, l’amore per i ritmi ipnotici meridionali, l’amore per il dialetto, e il mio passaggio concreto alla scrittura in lingua. Insomma c’è tutto quello che mi riguarda e anche quello che sarà il mio futuro artistico prossimo, visto che sto ultimano il mio primo album da cantautore. Il video ha volutamente un canovaccio all’apparenza confuso, dove tutto ciò che vi ho appena descritto esce fuori in modo progressivo.

 

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