Musica

Francesco Esposito ci racconta il suo nuovo singolo “Se non spicco il volo”

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Esce venerdì 3 dicembre 2021 per SCRZ Label e in distribuzione Artist First, “Se non spicco il volo“, il nuovo singolo che porta la firma di Francesco Esposito. Un nuovo capitolo per il cantautore napoletano che segue il precedente “Bonsai”. “Se non spicco il volo” è un brano pop, con tanta chitarra acustica, ed in qualche modo un manifesto generazionale che vi farà innamorare sin dal primo ascolto.

Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo fatto qualche domanda.

  1. Credi sia vero quello che si dice, che esiste più musica che ascoltatori? 

Non lo so. Più che raccontare la mia verità preferisco coltivare il dubbio. E sì, il dubbio c’è. Esce tantissima musica, quasi quotidianamente. Il venerdì oramai è una giungla. Spotify è diventata la nuova radio. Per sperare di essere ascoltati bisogna sperare nelle scelte degli editors. E le streams diventano il metro su cui si giudica la propria produzione artistica. È qualcosa di pericoloso. Misurare l’arte è sempre pericoloso. 

  1. Tu invece che tipo di ascoltatore sei? Brani singoli e playlist oppure album interi? E su che piattaforma? Sei attento alle nuove uscite?
    Utilizzo Spotify, come tutti. Ma non solo. E sì, spesso ascolto gli album. Per cercare di entrare dentro un racconto con una qualche coerenza narrativa. L’ho fatto ascoltato Vasco Brondi, ad esempio. Il suo ultimo lavoro dà molto quest’idea di continuità che il “singolismo” – se così possiamo chiamarlo – un po’ disperde. Solo che un artista, specie se emergente, prova a cavalcare l’onda facendo singoli su singoli. È così che va il mondo. Non è che mi faccia impazzire. 
  1. Cosa vorresti che arrivasse a chi ascolta il tuo nuovo singolo “Se non spicco il volo”?
    Vorrei che arrivasse proprio questo: un racconto. Un racconto ancorato dentro il nostro tempo, e che sia soprattutto rivolto alla mia generazione. Una generazione senza i giusti tempi, senza i giusti spazi per crescere davvero. Una generazione condannata alla ricerca dell’eccellenza, del concetto di «merito» ch’è invisibile e supremo giudice dei nostri percorsi. Ecco: a loro mi rivolgo. Per dire che forse per diventare farfalle c’è bisogno di essere dei bruchi per un po’ di tempo. E di “camminare domandando”. 
  1. Qual è il filo conduttore che collega tutti i tuoi brani?
    Quello di cui sopra, probabilmente. La ricerca. Di uma qualche verità. Di me stesso. Di quello che mi sta intorno. Sicuramente, l’ansia è qualcosa che torna. L’ansia di un tempo che ci vorrebbe sempre a correre. E che non concede neanche la nostalgia. 
  1. Chi sei quando non hai a che fare con la musica?
    C’è una cosa che mi descrive, sia dentro che fuori la musica: sono uno che scrive. Scrivo per dei giornali, scrivo quando studio (legge, a Napoli). Scrivo centinaia di post-it, annoto quello che mi fa riflettere. Sono questo, probabilmente: uno che scrive.

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