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Davide Spina: “Dopo ‘Non ho che te in questo momento’ sto già scrivendo un nuovo corto”

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La solitudine generata dalla pandemia, un nuovo mondo governato dal coprifuoco, del desiderio di perdersi, di bruciare tutto per generare qualcosa di nuovo. Questo l’argomento principale del cortometraggio “non ho che te in questo momento” di Davide Spina; l’opera ha vinto il premio “Best Original Idea” al Digital Media Fest il festival fondato e diretto da Janet De Nardis. Tra frustrazione e speranza il protagonista, un attore teatrale, si mette nei panni di un “rider” durante il lockdown. L’unico modo per continuare ad avere contatti con il mondo esterno e portare un messaggio di speranza. Abbiamo intervistato in esclusiva dopo la vittoria al festival, il regista e creatore Davide Spina.

Davide, come nasce l’idea di “Non ho che te in questo momento”?
L’idea nasce a novembre 2020 davanti ad una birra dopo tanti giorni chiusi in casa. Nicola mi parla di un progetto teatrale che sta scrivendo dal titolo “Consegne”. Con tutte le attività chiuse, figuriamoci i teatri, e l’introduzione del coprifuoco (questa parola cosi militaresca) Nicola non vuole arrendersi e decide di provare a portare il suo spettacolo attraverso l’unico modo rimasto: le consegne. Il concetto mi colpisce talmente tanto che gli propongo di girarne un monologo, adattandolo ad un altro concetto di cui avrei voluto parlare: la solitudine generata da quello strano periodo. Cosi giriamo questo cortissimo di sei minuti di pura urgenza. Ci siamo fatti delle domande, relative alla nuova normalità che iniziavamo a vivere, scandita dal coprifuoco. Domande che sicuramente posso essere riproposte ora, con delle svolte interessanti. La principale è: che cosa è essenziale? Chi lo è? La figura del rider in quel periodo si era trasformata da ultimo a unico.

Nel cortometraggio dai un messaggio di speranza, tu da “artista e creativo” come hai vissuto e come stai vivendo questo periodo di pandemia?
Senza alcuna paura dico di essermi trovato in estrema difficoltà durante il primo lock down. Tant’è che ho sentito il bisogno di realizzare questo corto, con un senso di urgenza che mai avevo provato prima. Avevo bisogno di farmi delle domande per poi cercare delle risposte, insieme. Quando tutto il mondo diceva che finalmente avevamo il tempo per essere creativi io mi sentivo morire, pensando alla gravita’ della situazione e al fatto che senza uscire di casa, senza il contatto con la gente, dove la trovo la creatività? Non si parla di bricolage. Ora é diverso, la situazione é sicuramente migliorata, ma non é finita, é cambiata. Credo ci porteremo le cicatrici per lungo tempo, soprattutto i più giovani. La speranza é che, più gente possibile, abbia capito che cosa é realmente importante.

Quanto sono importanti eventi come il Digital Media Fest per promuovere il lavoro di voi Creativi?
Sono importantissimi, é il modo più sano per fare sentire la propria voce. Eventi come il DMF danno l’opportunità ad un “signor nessuno” (eccomi) di poter essere visto e ascoltato da produttori e addetti ai lavori di altissimo livello, cosa che altrimenti sarebbe molto complicato fare.

A chi dedichi il premio vinto al Dmf?
Oltre a dedicarlo alle meravigliose persone che mi hanno aiutato a realizzare la post produzione del corto, Enrico Roberto, Matteo Bombarda e Riccardo Rossi, lo dedico a Martina, la mia ragazza, che é da sempre la mia più grande sostenitrice, anche e sopratutto quando dubito di me stesso, lei non lo ha mia fatto.  E come se non bastasse, Martina porta in grembo il regalo più grande che la vita possa fare, la vita stessa.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Continuo a lavorare in ambito commerciale realizzando pubblicità e spot per brand o associazioni, ma sto scrivendo un nuovo corto, più narrativo questa volta, da presentare l’anno prossimo sicuramente al DMF e poi ad altri film festival. Il mio sogno poi, é fare un film. O vivere in spiaggia anche andrebbe bene.

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